Casa Circondariale di Roma “Regina Coeli”
AREA TRATTAMENTALE
Progetto “ARTEMISIA” 2016
GRUPPO DI PADRI IN CARCERE:
IL PONTE CHE ATTRAVERSA LE SBARRE UNISCE I PADRI CON I FIGLI
All’interno del progetto ARTEMISIA, che punta alla presa di coscienza del soggetto sul reato, la parentesi progettuale del Parent Coaching mira a guardare l’individuo non come detenuto o come autore di reato, ma come quel genitore che non può mettere in atto la propria genitorialità, e come l’uomo che non è più “parte attiva” della coppia.
Oggetto del progetto di seguito descritto è il tema della genitorialità, che viene messa fortemente in discussione dall’esperienza della reclusione, in quanto provoca una separazione improvvisa e traumatica dai figli
Per un minore la lacerazione del rapporto con il genitore diventa fonte di disagio, in particolare laddove la sua assenza non sia compensata o mitigata dall’ambiente di riferimento o da interventi esterni volti a sostenere il nucleo familiare e lo sviluppo del bambino.
Anche per il genitore detenuto la privazione del contatto con il figlio è causa di sofferenza, ma soprattutto esclusione dal ruolo genitoriale e dall’esercizio delle sue funzioni. La funzione paterna, in particolare, per le sue peculiari caratteristiche favorisce l’assunzione di una serie di aspetti importanti per la persona che ha commesso un reato: responsabilità, continuità, costanza, autocontrollo, capacità di prendersi cura dell’altro, funzione normativa e di limite verso il proprio figlio.
La detenzione, in questo contesto pone davanti a due separazioni: quello dalla coppia e quello dai figli; si smette in un attimo di essere mariti e padri.
Perché il gruppo?
Nel gruppo ci si sente liberi di parlare di esprimersi, di mettere parola sul proprio vissuto oppure di rimanere in silenzio, ascoltando le proprie emozioni e quelle degli altri, esponendo interrogativi importanti su di sé e sulla propria famiglia.
Attraverso il punto di vista degli altri, possiamo riuscire a comprendere quello che fino a qual momento non siamo riusciti a capire.
Il gruppo per i papà offre, dunque, la possibilità di orientare il proprio pensiero verso i propri figli, mantenendo un legame con loro nella mente.
Là dove le preoccupazioni, il senso di colpa e di inadeguatezza possono ispessire il muro che divide dall’esterno, lo spazio del gruppo permette invece di creare un ponte.
Quel ponte che, seppur mentale, nutre i sentimenti ed è funzionale ad urlare a quei papà che sono fondamentali per i loro figli, seppur dietro le sbarre.
Infine, significa guardarsi dentro rispecchiandosi negli occhi dei compagni di cella, e riconoscere i propri errori e le proprie mancanze come genitori.
Nel “contenitore gruppo” attraverso lo scambio con l’altro, simile e nello stesso tempo diverso da sé, ognuno può trovare un sostegno ma anche un parametro di confronto.
Tematiche trattati:
- – I segnali di disagio dei figli.
- – I cambiamenti e i vissuti legati alla separazione per i piccoli e per i grandi.
- – La differenza educativa di genere.
- – Il quartiere, la città, il paese e i modi di vivere
- – Fasce di Età e rispettivo apprendimento (come dire la verità)
- – L’importanza della continuità educativa tra genitori.
- – La donna e i suoi ruoli (madre, moglie, mamma, etc)
- – I rapporti con l’altro genitore, le rispettive famiglie d’origine (nonni, zii…) e la scuola.
- – La famiglia d’origine
- – I figli nelle famiglie ricostruite.
- – Come attenuare i conflitti e i sensi di colpa.
- – Quando i regali non soccombono all’affetto.
- – Alienazione parentale: cos’è?
- – Il saluto: distacco o arrivederci
- – Relazionarsi in pochi metri: si passa dalla stretta dell’abbraccio alla stretta dello sguardo
- – Il senso di impotenza/ immobilità che danno le sbarre
- – Strategie di riempimento: l’importante non è essere lontani ma non essere distanti
PER QUANTO UN PADRE PUO’ AVER SBAGLIATO NESSUNO PUO’ SOSTITUIRLO